Le lettere di Al-Amarna sono quel che resta dell'archivio dei rapporti esterni del faraone egiziano Amenophi IV della XVIII dinastia, vissuto fra il 1375 e il 1333 a.e.v. circa. Egli introdusse nella vita egiziana una radicale riforma religiosa in senso monoteistico, accantonando i tradizionali dei e il loro culto a favore dell'unico dio Aton, in dura contrapposizione con il clero "regolare" che aveva il suo centro di potere in Tebe. Il dio Aton era rappresentato dal disco solare.
Le 300 lettere (delle tremila probabilmente esistenti) furono scoperte nel 1887, come al solito per caso, da una contadina che rovistava fra vecchie rovine in un ancora anonimo cumulo. Tale cumulo ("tell" in arabo, "tel" in ebraico) era appunto Al-amarna, il nome moderno dell'antica città Akhetaton ("orizzonte di Aton"), che era la nuova capitale reale, fondata ex novo dal faraone. La eresia di Amenophi IV non gli sopravvisse; infatti i suoi successori Nefertiti (non si è sicuri di questo sovrano) e Tutankhamon tornarono a Tebe. Vennero ovviamente restaurati la religione e i culti tradizionali, la città venne abbandonata e il nome di Amenophi fu cancellato.
Le lettere sono scritte in babilonese (eccetto due scritte in hittita e una in hurrita), che fungeva allora da lingua diplomatica internazionale, e sono scritte con la scrittura cuneiforme. Le lettere rappresentano la corrispondenza intrattenuta dal faraone con i re di Mesopotamia, Siria e Palestina; molti dei re palestinesi e della Siria meridionale sono suoi vassalli. La qualità letteraria e grammaticale delle lettere varia a seconda di chi è il mittente: solo quelle che provengono da Babilonia sono ovviamente scritte nella forma corretta, tutte le altre risentono, visibilmente, di contaminazioni con la lingua propria del mittente. Questo fatto è di grande importanza per i linguisti, che possono catalogare le "glosse" alloglotte, e confrontarle con testi contemporanei.